March 24, 2007

Antico quartiere ebraico di Cagliari

Nel 1492 gli ebrei vennero cacciati da tutti i possedimenti del re di Spagna e quindi anche dalla Sardegna. Alcuni di essi rinunciarono alla loro religione pur di rimanere in città, altri invece lasciarono definitivamente l'isola. Prima dell'editto di espulsione la loro presenza dentro le mura del Castello (dalle quali invece, per diverso tempo, furono esclusi i cagliaritani ed i sardi in genere) era stata tollerata in quanto gli ebrei svolgevano una fervida attività finanziaria e commerciale, molto vantaggiosa per i governanti della città e dell'isola. Tuttavia, nonostante il privilegio di abitare nel Castello, erano costretti a sopportare umiliazioni molto pesanti: avevano l'obbligo di portare sugli abiti un drappo giallo come segno distintivo, di inginocchiarsi o nascondersi al passaggio di processioni in cui veniva portata la statua di Cristo, erano costretti a pagare una tassa annua e non potevano indossare ornamenti d'oro".






















































I veri ribelli sono i più duri a morire...


Le prime notizie sulla presenza degli ebrei in Sardegna risalgono agli storici Giuseppe Flavio (I sec. e.v.), Tacito (che scrive nel 114), Svetonio (75-150 e.v.) e Dione Cassio (fra il II e il III sec. e.v.). Tutti sono concordi nell'affermare che un considerevole numero (se non 4.000 come è detto da alcuni) di ebrei residenti a Roma fu inviato in Sardegna dall'imperatore Tiberio nel 19 e.v. per combattere il brigantaggio e lavorare nelle miniere di metallo nell'isola. L'espulsione di questo nucleo costituiva nella versione degli storici romani una punizione per disordini causati da nuclei di ebrei residenti nella capitale dell'impero.
La speranza era che, a motivo del clima insalubre dell'isola, vi perissero.
Le fonti storiche devono aspettare l'epistolario di papa Gregorio Magno al volgere del sec. VI e.v. per avere altre informazioni sugli ebrei nell'isola, la cui presenza sembra essere stata continua per tutti questi secoli.
(Tratto da " Le testimonianze archeologiche degli ebrei in Sardegna"di Mauro Perani).
EL SARRABUS
La regione del Sarrabus è posta nella parte sud orientale della Sardegna. La sua specificità dal punto di vista minerario è la presenza sia di argento nativo che di minerali argentiferi, in una lunga fascia che si sviluppa in direzione SudOvest - NordEst per circa 35 km (dalle pendici del Monte Serpeddì fino agli abitati di San Vito e Muravera), e larga circa 15.Partendo da SudOvest si incontrano le miniere di Tuviois, Serra s'Ilixi, Nicola Secci, Tacconis, S'Arcilloni (tutte lungo il corso del Rio Ollastu), Masaloni, Giovanni Bonu, Monte Narba, Baccu Arrodas (nelle pendici e gole dei monti che incoronano la parte occidentale dei territori di San Vito e Muravera).Il periodo di piena attività di tutte queste miniere fu quello che va dagli ultimi tre decenni dell'Ottocento ai primi decenni del Novecento, ed ebbe un personaggio di spicco, soprattutto per quel che riguarda la sua valorizzazione, nell'ingegnere francese Leon Gouin, impegnato in una frenetica attività di ricerca, costituzione di società e diretto sfruttamento negli anni '60-'80 dell'Ottocento.
(Antonio Francesco Fadda, Siti minerari in Sardegna, Coedisar, Cagliari 1997)

S .ANTIOCO, IGLESIENTE, CAGLIARI, SARRABUS
Con l'arrivo deri Romani l'attività estrattiva e metallurgica continua a rappresentare una delle maggiori risorse economiche per la Sardegna. Monteponi, Malacalzetta, San Giovanni e San Giorgio risultano da scavi successivi zone intensamente lavorate in epoca romana. E ciò è dimostrato dalla presenza di pozzi e gallerie. Meno frequentata è la zona di Motevecchio. Ignorato il giacimento argentifero del Sarrabus. Dell'attività mineraria nell'isola si parla ai tempi dell'imperatore Commodo (180-193 a.C.) quando vi furono spediti numerosi cristiani condannati ad metalla, cioè ai lavori forzati in miniera. Tra essi vi era Callisto, poi divenuto papa. La loro liberazione avvenne nel 189 a.C. grazie alle preghiere di Marcia, amante dell'imperatore. A dimostrazione della loro presenza furono trovate, all'interno della galleria denominata "Su Presoni", nei pressi della fattoria di Santa Vittoria (fra l'Iglesiente e il Fluminese, località di Grugua), degli anelli in ferro fissati alle pareti. Dai documenti dell'epoca risulta inoltre che si venisse in Sardegna per cercare oro, nonostante l'assenza nell'isola del prezioso metallo. Pene pecuniare venivano comminate ai capitani delle navi e ai loro luogotenenti che trasportassero nell'isola i metallari aurileghi, "genia di scavatori girovaghi e spericolati"., ritenuti portatori di disordini e turbamenti in una situazione già difficilmente controllabile. Dai ritrovamenti di attrezzi, picconi, scalpelli, lampade di diverse dimensioni, si deduce che i centri più importanti in epoca romana fossero: Metalla, centro direzionale di tutta l'attività estrattiva delI'Iglesiente, situata forse nella valle di Antas, nei pressi del santuario o forse nella zona di Grugua, vicino alla galleria "Su presoni"; Ferraria, nei dintorni di San Gregorio; Plumbea, l'attuale isola di Sant'Antioco, probabile porto d'imbarco per il piombo argentifero. L'estrazione del minerale avveniva in questo modo: un fuoco all'interno della galleria arroventava la roccia, un getto d'acqua fredda sulla stessa provocando il rapido raffreddamento ne causava lo sbriciolamento. Il minerale veniva così trasportato all'esterno dove veniva fuso in forni di notevoli dimensioni capaci di sopportare parecchi quintali di minerale. Nei periodi di lavoro più intenso le fonderie romane sfornarono 150.000 tonnellate annue di piombo e 500 tonnellate d'argento. La Sardegna era il terzo paese fornitore di metalli all'impero romano dopo la Spagna e la Bretagna.
(www.gaetanomarino.net/)

March 16, 2007

31 Marzo 1492: Edicto de expulsión de los judíos


"Los Reyes Fernando e Isabel, por la gracia de Dios, Reyes de Castilla, León, Aragón y otros dominios de la corona- al príncipe Juan, los duques, marqueses, condes, ordenes religiosas y sus Maestres,... señores de los Castillos, caballeros y a todos los judíos hombres y mujeres de cualquier edad y a quienquiera esta carta le concierna, salud y gracia para él.Bien es sabido que en nuestros dominios, existen algunos malos cristianos que han judaizado y han cometido apostasía contra la santa fe Católica, siendo causa la mayoría por las relaciones entre judíos y cristianos. Por lo tanto, en el año de 1480, ordenamos que los judíos fueran separados de las ciudades y provincias de nuestros dominios y que les fueran adjudicados sectores separados, esperando que con esta separación la situación existente sería remediada, y nosotros ordenamos que se estableciera la Inquisición en estos dominios; y en el término de 12 años ha funcionado y la Inquisición ha encontrado muchas personas culpables además, estamos informados por la Inquisición y otros el gran daño que persiste a los cristianos al relacionarse con los judíos, y a su vez estos judíos tratan de todas maneras a subvertir la Santa Fe Católica y están tratando de obstaculizar cristianos creyentes de acercarse a sus creencias. Estos Judíos han instruido a esos cristianos en las ceremonias y creencias de sus leyes, circuncidando a sus hijos y dándoles libros para sus rezos, y declarando a ellos los días de ayuno, y reuniéndoles para enseñarles las historias de sus leyes, informándoles cuando son las festividades de Pascua y como seguirla, dándoles el pan sin levadura y las carnes preparadas ceremonialmente, y dando instrucción de las cosas que deben abstenerse con relación a alimentos y otras cosas requiriendo el seguimiento de las leyes de Moisés, haciéndoles saber a pleno conocimiento que no existe otra ley o verdad fuera de esta. Y así lo hace claro basados en sus confesiones de estos judíos lo mismo a los cuales han pervertido que ha sido resultado en un gran daño y detrimento a la santa fe Católica, y como nosotros conocíamos el verdadero remedio de estos daños y las dificultades yacían en el interferir de toda comunicación entre los mencionados Judíos y los Cristianos y enviándolos fuera de todos nuestros dominios, nosotros nos contentamos en ordenar si ya dichos Judíos de todas las ciudades y villas y lugares de Andalucía donde aparentemente ellos habían efectuado el mayor daño, y creyendo que esto seria suficiente de modo que en esos y otras ciudades y villas y lugares en nuestros reinos y nuestras posesiones seria efectivo y cesarían a cometer lo mencionado. Y porque hemos sido informados que nada de esto, ni es el caso ni las justicias hechas para algunos de los mencionados judíos encontrándolos muy culpables por lo por los susodichos crímenes y transgresiones contra la santa fe Católica han sido un remedio completo obviar y corregir estos delitos y ofensas. Y a la fe Cristiana y religión cada día parece que los Judíos incrementan en continuar su maldad y daño objetivo a donde residan y conversen; y porque no existe lugar donde ofender de mas a nuestra santa creencia, como a los cuales Dios ha protegido hasta el día de hoy y a aquellos que han sido influenciados, deber de la Santa Madre Iglesia reparar y reducir esta situación al estado anterior, debido a lo frágil del ser humano, pudiese ocurrir que podemos sucumbir a la diabólica tentación que continuamente combate contra nosotros, de modo que, si siendo la causa principal los llamados judíos si no son convertidos deberán ser expulsados de el Reino.Debido a que cuando un crimen detestable y poderoso es cometido por algunos miembros de algún grupo es razonable el grupo debe ser absuelto o aniquilado y los menores por los mayores serán castigados uno por el otro y aquellos que permiten a los buenos y honestos en las ciudades y en las villas y por su contacto puedan perjudicar a otros deberán ser expulsados del grupo de gentes y a pesar de menores razones serán perjudiciales a la República y los mas por la mayoría de sus crímenes seria peligroso y contagioso de modo que el Consejo de hombres eminentes y caballeros de nuestro reinado y de otras personas de conciencia y conocimiento de nuestro supremo concejo y después de muchísima deliberación se acordó en dictar que todos los Judíos y Judías deben abandonar nuestros reinados y que no sea permitido nunca regresar.Nosotros ordenamos además en este edicto que los Judíos y Judías cualquiera edad que residan en nuestros dominios o territorios que partan con sus hijos e hijas, sirvientes y familiares pequeños o grandes de todas las edades al fin de Julio de este año y que no se atrevan a regresar a nuestras tierras y que no tomen un paso adelante a traspasar de la manera que si algún Judío que no acepte este edicto si acaso es encontrado en estos dominios o regresa será culpado a muerte y confiscación de sus bienes.Y hemos ordenado que ninguna persona en nuestro reinado sin importar su estado social incluyendo nobles que escondan o guarden o defiendan a un Judío o Judía ya sea públicamente o secretamente desde fines de Julio y meses subsiguientes en sus hogares o en otro sitio en nuestra región con riesgos de perder como castigo todos sus feudos y fortificaciones, privilegios y bienes hereditarios.Hágase que los Judíos puedan deshacerse de sus hogares y todas sus pertenencias en el plazo estipulado por lo tanto nosotros proveemos nuestro compromiso de la protección y la seguridad de modo que al final del mes de Julio ellos puedan vender e intercambiar sus propiedades y muebles y cualquier otro articulo y disponer de ellos libremente a su criterio que durante este plazo nadie debe hacerles ningún daño, herirlos o injusticias a estas personas o a sus bienes lo cual seria injustificado y el que transgrediese esto incurrirá en el castigo los que violen nuestra seguridad Real. Damos y otorgamos permiso a los anteriormente referidos Judíos y Judías a llevar consigo fuera de nuestras regiones sus bienes y pertenencias por mar o por tierra exceptuando oro y plata, o moneda acuñada u otro articulo prohibido por las leyes del reinado.De modo que ordenamos a todos los concejales, magistrados, caballeros, guardias, oficiales, buenos hombres de la ciudad de Burgos y otras ciudades y villas de nuestro reino y dominios, y a todos nuestros vasallos y personas, que respeten y obedezcan con esta carta y con todo lo que contiene en ella, y que den la clase de asistencia y ayuda necesaria para su ejecución, sujeta a castigo por nuestra gracia soberana y por la confiscación de todos los bienes y propiedades para nuestra casa real y que esta sea notificada a todos y que ninguno pretenda ignorarla, ordenamos que este edicto sea proclamado en todas las plazas y los sitios de reunión de todas las ciudades y en las ciudades principales y villas de las diócesis, y sea hecho por el heraldo en presencia de el escribano público, y que ninguno o nadie haga lo contrario de lo que ha sido definido, sujeto al castigo de nuestra gracia soberana y la anulación de sus cargos y confiscación de sus bienes al que haga lo contrario.Y ordenamos que se evidencie y pruebe a la corte con un testimonio firmado especificando la manera en que el edicto fue llevado a cabo.Dado en esta ciudad de Granada el Treinta y uno día de marzo del año de nuestro señor Jesucristo de 1492."
Firmado Yo, el Rey, Yo la Reina, y Juan de la Colonia secretario del Rey y la Reina quien lo ha escrito por orden de sus Majestades.
The Kings Ferdinand and Isabella, by the grace of God, King and Queen of Castile, Leon, Aragon and other dominions of the crown - to the prince Juan, to dukes, marquees, counts, the holy orders, priors, knight commanders, lords of the castles, cavaliers, and to all Jews, men and women of whatever age, and to anyone else this letter may concern - that health and grace be unto them.It is well known that in our dominion, there are certain bad Christians that became 'Judaized' and committed apostasy against our Holy Catholic faith, much of it the cause of interactions between Jews and Christians. Therefore, in the year 1480, we ordered that the Jews be separated from the cities and towns in our domains and that they be given separate sectors, hoping that with such separation the situation would be remedied, and we ordered that the Inquisition be established in such domains; and at the end of twelve years it has worked and the Inquisition has found many guilty persons. Furthermore we are informed by the Inquisition and others of the great harm that persists to the Christians as they interact with the Jews, and in turn these Jews try by all manners to subvert our Holy Catholic faith and are trying to prevent faithful Christians to grow close to their beliefs.These Jews have instructed these Christians in the ceremonies and observances of their laws, circumcising their children, and giving them books with which to pray, and declaring unto them the days of fasting, and meeting with them to teach them the histories of their laws, notifying them when to expect the celebration of Passover and how to observe it, giving them the unleavened bread and ceremonially prepared meats, and instructing them in things from which they must abstain, both with regard to food items and other things requiring observance of the laws of Moses, making them fully understand that there is no other law or truth outside of this. And this is made clear based on the confessions from such Jews as well as those perverted by them that it has resulted in great damage and detriment of our Holy Catholic faith.And since we knew the true remedy of such damages and difficulties lay in the interfering of all communications between the said Jews and the Christians and sending them forth from all our dominions, we sought to content ourselves with ordering the said Jews from all the cities and villages and places of Andalusia where it appeared that they had done the most damage, and believing that this would suffice so that those and other cities and villages and places in our reigns and holdings would be effective and would cease to commit the aforesaid. And because we have been informed that neither this, neither is the case nor the justices done for some of the said Jews found very culpable in the said crimes and transgressions against our Holy Catholic faith have been a complete remedy to obviate and to correct such opprobrium and offense. And to the Christian faith and religion it appears every day that the said Jews increase in continuing their evil and harmful purposes wherever they reside and converse; and because there is no place left whereby to more offend our holy faith, as much as those which God has protected to this day as in those already affected, it is left for this Holy Mother Church to mend and reduce the matter to its previous state, due to the frailty of the human being, it could occur that we could succumb to the diabolical temptation that continually combats us, therefore, if this be the principal cause, the said Jews if not converted must be expelled from the kingdom.Because when a grave and detestable crime is committed by some members of a given group it is reasonable that the group be dissolved or annihilated, and the minors by the majors will be punished one by the other; and those who permit the good and honest in the cities and the villages, and by their contact may harm others, must be expelled from the group of peoples, and despite minor reasons, will be harmful to the Republic, and all the more so for the majority of these crimes, would be dangerous and contagious. Therefore, the Council of eminent men and cavaliers of our reign and of other persons of knowledge and conscience of our Supreme Council, and after much deliberation, it is agreed and resolved that all Jews and Jewesses be ordered to leave our kingdoms and that they not be allowed to ever return.We further order in this edict that all Jews and Jewesses of whatever age that reside in our domain and territories leave with their sons and daughters, servants and relatives large or small, of all ages, by the end of July of this year, and that they dare not return to our lands and that they do not take a step across, such that if any Jew who does not accept this edict is found in our kingdom and domains or returns will be sentenced to death and confiscation of all their belongings.We further order that no person in our kingdom, notwithstanding social status, including nobles, that hide or keep or defend any Jew or Jewess, be it publicly or secretly, from the end of July and following months, in their homes or elsewhere in our reign, risking as punishment loss of all their fiefs and fortresses, privileges and hereditary rights.
So be it that the Jews may dispose of their households and belongings in the given time period, for the present we provide our compromise of protection and security so that by the end of the month of July they may sell and exchange their belongings and furniture and any other item, and dispose of them freely per their assessment, that during said time no one is to do them harm or injury or injustice to their persons or to their goods, which would be unjustified, and those who would transgress this shall incur the punishment that befalls those who violate our royal security.We grant and give permission to the above mentioned Jews and Jewesses to take with them and out of our reigns their goods and belongings, by sea or by land, excepting gold and silver or minted money or any other item prohibited by the laws of the kingdom.Therefore, we order all councils, magistrates, cavaliers, shield-bearers, officials, good men of the city of Burgos and of other cities and villages of our kingdom and dominions, and all our vassals and subjects, that they observe and comply with this letter and all that is contained in it, and that they give all the type of help and favor necessary for its execution, subject to punishment by our sovereign grace and by confiscation of all their goods and offices for our royal house. And so that this may come to the notice of all, and that no one may pretend ignorance, we order that this edict be proclaimed in all the plazas and meeting places of all cities and in the major cities and villages of the diocese, that it be done by the town crier in the presence of the public scribe, and that no one nor anybody do the contrary of what has been defined, subject to the punishment by our sovereign grace and annulation of their offices and confiscation of their goods to whosoever does the contrary.And we order that it be evidenced and proven to the court with signed testimony specifying the manner in which the edict has been carried out.Given in this city of Granada the thirty first day of March in the year of our Lord Jesus Christ 1492.

Signed, I, the King, I the Queen, and Juan de Coloma, Secretary of the King and Queen who has written it by order of our Majesties.

Total emigrated:
165,000

Baptized:
50,000
Died en route:
20,000
________
Total in Spain in 1492:
235,000

March 01, 2007

Espacio Sefarad

La diáspora sefardí en Italia a raíz de la expulsión de España en 1492 de los judíos
Felisa Bermejo ,
www.artifara.com/rivista1/testi/Bermejo.asp
HISTORIA SEFARDÌ :
LA PAGINA DEL LADINO:
INSTITUTO EUROPEO SEFARAD

Alla scoperta della Cagliari Ebraica


Da diversi anni il Comune di Cagliari, sta provvedendo a interventi di recupero architettonico d’alcuni edifici del centro storico nel quartiere che è chiamato "Il Castello". Due di questi interventi sono passati forse inosservati all'ebraismo italiano; sono il restauro della chiesa di S. Maria del Monte e un agglomerato di case noto come "Il ghetto degli ebrei". Entrambi i monumenti si pensano siano legati alle vicende degli ebrei sardi nel XIV secolo. La forte presenza giudaica nella Cagliari del XIV secolo sta a significare, in un modo o nell'altro, che gli ebrei riuscirono ad ambientarsi nella città. Dovevano quindi esservi una o più Aljamas (sinagoghe), alcune Yeshivot e probabilmente doveva esser presente anche uno shochet. Ecco quindi come Spano riporta capitoli e fatti d'ordine scritti in lingua catalana da parte di Re Ferdinando da D., Ignazio Lopez vicerè di Sardegna (1487), con intervento e assenso dell'Arcivescovo cagliaritano: Le prescrizioni in sostanza si riducevano a non poter gli ebrei abitare in altra parte della città, o delle appendici, fuorchè nella contrada separata che avevano già nel Castello, sotto pena di perdere il prezzo e la casa che acquistassero; al dover vivere sempre separati dai Cristiani; al dover sempre portare nel berretto un nastro giallo, salvo che fossero in viaggio; al dover essi avere nella pubblica beccheria un banco separato e provveduto di carne per cura del loro Rabbinato, sotto pena di lire cento; a doversi di più fabbricare a proprie spese una beccheria separata in un angolo sotto la muraglia, al poter il Rabbino scegliere bestiame vivo per provvigione del macello; morto non mai, e che il capo vivo un volta scelto non si restituisse, sotto pena di lire cento; e che nessun Cristiano potesse comprare carne della tavola o della beccheria separata degli ebrei, a pena di lire dieci. Nei lavori di risanamento dell'agglomerato di case del ghetto, si è dovuto procedere ad una prima rimozione sia d’immondizie che di detriti presenti sul terreno, il quale si presentava come una struttura militare piemontese del XVIII secolo. Alle squadre di lavoratori è apparso evidente che in diversi punti del piano si avvertiva il vuoto sotto i piedi. Le operazioni di scavo hanno fatto emergere tre strati architettonici nel sottosuolo tra cui: uno strato pisano, uno strato spagnolo e uno strato attuale (piemontese). I tre strati non sono ben marcati ma denotano un utilizzo sfumato nel tempo. Il primo strato è rappresentato dai bastioni pisani. La foggia delle murature lapidee è del tutto analoga ad altri monumenti cittadini della stessa epoca. Addossata a queste e in direzione leggermente obliqua vi è una serie di arcate in mattoni a vista aventi un preciso orientamento est-ovest. Si vede nettamente il sole al tramonto illuminare il fronte delle arcate. Approssimativamente al centro delle arcate si è rinvenuta una struttura quadrata di circa un metro e mezzo di lato, un sopralzo in terra, sassi, contenuto e consolidato da pali di castagno oramai marci. L'intero ambiente era completamente invaso da detriti. Nelle murature in certi punti sono incisi rami di palma stilizzati, orizzontali. Il secondo strato si sviluppa lungo una direzione parallela ai bastioni pisani ed è individuabile dalle mura spagnole. Da un androne d’accesso si dipartono due cunicoli: il primo è stato scavato e si presentava riempito d’immondizie, detriti e con presenza d’ossa d’animali. Lo scavo è stato interrotto prima che raggiungesse la luce fuori delle mura. Il secondo è ancora intatto. Un terzo passaggio più grande, anch'esso intatto, conduce verosimilmente alla chiesa di S. Maria del Monte. Lo strato attuale è rappresentato dalle installazioni militari, oramai quasi completamente restaurate. Durante il risanamento dei solai è emerso un piano inclinato e un passaggio che ancora non è stato completamente riportato alla luce; si presume conducesse allo strato sottostante. Lo Spano riporta la presenza di una sinagoga allocata nelle vicinanze dell’attuale Chiesa di S. Croce. Le arcate in mattoni potrebbero appartenere alla prima sinagoga, ricavata tramite l’accostamento delle murature lapidee, mentre con il plinto di terra fu ricavato un sopralzo per la bima, è noto che questo arredo ha un peso rilevante e deve ritrovarsi sopraelevato rispetto al piano di calpestio e in posizione centrale. Questa sinagoga vecchia potrebbe essere stata conservata in epoca spagnola, a uso dei sefarditi, che prediligono luoghi di preghiera più bassi rispetto alle case circostanti come evidenziato all’Old Yishuv Court Museum di Gerusalemme. I due cunicoli di epoca spagnola invece, potrebbero essere stati "polifunzionali": consentivano un accesso all'esterno delle mura e l'interramento di manoscritti. Il collegamento esistente fra l'attuale Chiesa di S. Maria del Monte e l’adiacente Chiesa di S. Croce, potrebbe significare che quello fu l'ultima sinagoga utilizzata nel tempo o comunque una delle ultime. In tal caso non è difficile immaginare la sua pianta rettangolare contenente una bimà mentre la sua cupoletta al centro poteva servire a illuminare la bimˆ. Sul lato occidentale della chiesa di S. Maria del Monte vi sono segni di ispessimento delle intonacat ure, non aventi funzione statica, che potrebbero indicare il luogo della shechità. La macellazione rituale e la vendita delle carni sarebbero quindi avvenute in due punti separati del ghetto in accordo con l'halacha .

(Ringraziamo per l' articolo gli amici di http://www.jewishlife.it/cag.htm).

The Immortality


La Fordongianus ebraica(Sardegna)

In Sardegna la memoria del popolo eletto è racchiusa in un libro lungo duemila anni.Ma in questa storia affascinante molte pagine appaiono cancellate.Che gli ebrei siano rimasti a lungo nell’isola non è un mistero.Così come non è un mistero che avessero le principali colonie nei porti.E’ invece meno noto che una delle loro basi più forti si trovasse a Fordongianus, ultimo avamposto nella pianura prima della Barbagia. Proprio qui, nel cuore della Sardegna, i discendenti di David hanno esercitato per secoli commerci e professioni.E proprio da qui, dalla chiesa di San Pietro, dove sono state trovate alcune delle più rilevanti tracce della presenza ebraica nell’Oristanese, può cominciare un interessante percorso: alla ricerca del tempo perduto di una comunità forse scomparsa dall’isola solo in apparenza. Sullo sfondo, Fordongianus, conosciuto sin dall’antichità per le terme. Un paese che, attraverso vie alternative, pensa a un nuovo sviluppo. Facendo nascere altri stimoli culturali e valorizzando il passato sotto ogni aspetto.La valle del Tirso è abitata sin dal Neolitico. Nel territorio le testimonianze più antiche sono rappresentate dalle necropoli di Domigheddu e Gularis. Numerosi anche i nuraghi e le domus. Fin da quel remoto periodo il villaggio comincia ad avere rilievo. Ma perché si capisca pienamente l’importanza della sua posizione strategica bisognerà attendere i latini: Roma trasformerà l’abitato in una cittadella in grado di difendersi dagli attacchi dei barbaricini che si oppongono alla completa conquista dell’isola. Da Aquae Hypsitane, Fordongianus viene così ribattezzato Forum Traiani, in onore dell’imperatore. E le sue acque cominciano a venire sfruttate per scopi termali.In questi secoli arrivano in Sardegna i primi figli d’Israele. Molti raggiungono presto l’interno dell’isola. Non solo Tharros e Oristano. Anche gli attuali centri di Samugheo, dove a Planu de laccos si trova un ipogeo giudaico nella roccia, e Marrubiu, nelle cui immediate vicinanze scavi archeologici hanno portato alla luce lampade votive chiaramente ebraiche. In breve tempo, arrivano a Fordongianus parecchie altre famiglie appartenenti al popolo costretto a lasciare la Palestina.Scrive lo studioso Pier Giorgio Spanu nel catalogo delle recenti mostre sui segni di queste presenze nell’isola: "Forum Traiani ha rivelato nell’area periferica sud occidentale, successivamente sede della chiesa di San Pietro, un cimitero ebraico con tombe a cassone che, al momento della scoperta, restituirono lucerne raffiguranti il candelabro a sette bracci e temi iconografici del Vecchio Testamento". Manufatti realizzati presumibilmente da artigiani che operavano nel Nord Africa tra la fine del quarto e l’inizio del quinto secolo.Non è l’unica traccia lasciata in queste terre dai figli d’Israele.Dice l’archeologo Raimondo Zucca, docente universitario a Sassari e direttore dell’Antiquarium arborense: "In quel periodo dell’antichità le diverse popolazioni convivevano pacificamente. La stessa politica antigiudaica che in precedenza aveva portato all’arruolamento forzato degli israeliti in Sardegna, non appartiene alla tradizionale strategia imperiale: va considerata un fatto del tutto clamoroso, eccezionale". Un’ipotesi è dunque che, dopo il rientro a Roma della legione inviata in Sardegna, altri ebrei siano arrivati nell’isola, probabilmente dalla Cirenaica. Dovrebbero essere stati proprio loro, piuttosto che quelli militarizzati, a essersi stabiliti definitivamente nella valle del Tirso.Non tutto, comunque, è trasparente. Nonostante l’impegno di molti studiosi, prima fra tutti Cecilia Tasca, in diversi casi mancano notizie sicure. E così su tanti capitoli della vita degli ebrei sardi continua a regnare l’incertezza. Rivela ancora Zucca: "Tra le altre lucerne con le menorah, o candelebri a sette bracci, nel Barigadu ne è stata ritrovata una molto particolare: raffigurava il sacrificio d’Isacco. Purtroppo è andata perduta. Ma attesta, insieme con tanti altri resti archeologici, la diffusione della cultura giudaica in questa zona". Aggiunge il giovane parroco di San Pietro, don Giuseppe Pani: "Mi occupo anche di San Lussorio, alla periferia del paese. Ebbene, non ho prove certe, ma, come altri sacerdoti più esperti di me sulla religione ebraica, ho ricavato la sensazione che alcuni mosaici di questa chiesa siano stati realizzati da un israelita. Potrebbe trattarsi di un artista convertito al cattolicesimo, considerato che la Torah vieta le immagini. Ma la differenza rispetto a tutte le altre opere custodite a San Lussorio balza agli occhi: quei tasselli costituiscono figure lineari, schematiche, del tutto originali. Non è finita. C’è anche una fonte che richiama la sorgente d’acqua viva, la mikvè, tipica dell’ebraismo".Ma c’è di più. Se con il dominio spagnolo la presenza dei discendenti di Abramo si consolida e si diffonde ulteriormente anche nel Centro Sardegna, proprio nella valle del Tirso restano le tracce più evidenti di questo passaggio. Attestate da alcuni cognomi. Come Tola, Atzeni e Atzei, Loddo, Salis, Sanna, Uda. Tutti considerati dagli esperti di chiara derivazione ebraica. Retaggio e testimonianza di un altro sopruso subìto dal popolo eletto: alla fine del Quattrocento, quando i figli di Gerusalemme furono costretti a scegliare se lasciare tutti i territori del re di Spagna o convertirsi al cristianesimo, molti tra coloro che abiurarono restando nell’isola dovettero addirittura cambiare nome.
Non è così escluso che parecchie famiglie, nel Barigadu, siano di origine ebraica e neanche lo sappiano. E’ insomma il caso di una comunità che, senza cessare di esistere, si è integrata con un’altra. Sino a perdere i tratti distintivi della sua identità religiosa e culturale.Di questi tempi, del resto, a Fordongianus gli abitanti stanno organizzandosi al meglio per valorizzare il paese. Troveranno così il modo più opportuno per dare risalto anche a quest’aspetto meno noto della loro storia plurimillenaria. Molti passi avanti sono già stati fatti. Altri sono in programma a breve scadenza.
(La Nuova Sardegna 3 Marzo 2004 , di Pier Giorgio Pinna )Para llegar a Fordongianus:

BOOKS

G.Spano: Storia degli ebrei in Sardegna ,TIp.A rciv,1864.
Gian Pietro Zarra: cognomi sardi di origine ebraica (Family names from Sardinia with Jewish origin), Artigianarte Editrice, Cagliari 1994.
M. Perani: Gli ebrei in Sardegna fino al sec. VI: testimonianze storiche e archeologiche, in “La rassegna mensile di Israel”, 57 (1991).
M. Perani: Storia degli ebrei in Sardegna durante la dominazione aragonese, in "Italia", (1985).
C. Colafemmina: Archeologia ed epigrafia ebraica nell'Italia meridionale, in “Italia Judaica” I, Atti del I Convegno internazionale, Bari 18-22 maggio 1981, Roma 1983
A. Taramelli: Ipogeo con sepoltura giudaica dalla necropoli sulcitana, S. Antioco ,Cagliari
Cecilia Tasca: La comunità ebraica di Alghero fra '300 e '400, in "Revista de L'Alguer", 1990.
Cecilia Tasca: Gli ebrei in Sardegna nel XIV secolo: società, cultura, istituzioni, Roma 1992 (Deputazione di Storia Patria per la Sardegna).
Cecilia Tasca: Le comunità ebraiche nella Sardegna medievale: primi risultati di una ricerca, in La storia degli ebrei nell'Italia medievale: tra filologia e metodologia, Bologna 1990 e in I Coloqui d'Histoira dels Jueus a la Corona D'Aragò, Lleida 1991.
Cecilia Tasca: Presenze ebraiche in Sardegna nel XIV secolo, in Atti del XIV Congresso della Corona d'Aragona (in corso di stampa).
Cecilia Tasca: La presenza ebraica nella Sardegna del '700, in "Archivio Storico Sardo", 38 (in corso di stampa).
Cecilia Tasca: Gli ebrei a Oristano all'epoca di Eleonora, in Atti del Convegno Società e Cultura nel giudicato d'Arborea e nella Carta de Logu (in corso di stampa).
Cecilia Tasca: Gli ebrei aragonesi in Sardegna nel XIV secolo, in Atti del XV Convegno della Corona d'Aragona (in corso di stampa).
Cecilia Tasca: La natura degli insediamenti ebraici nella Sardegna basso-medievale, in Atti del convegno internazionale di studi: Ebrei in Asia e in Africa (in corso di stampa).
Michele Luzzati: Un medico ebreo toscano nella Sardegna del pieno Quattrocento in Sardegna, Mediterraneo e Atlantico tra Medioevo ed età moderna.
Michele Luzzati: Immagini da un passato perduto. Segni della presenza ebraica in Sardegna, Regione Autonoma della Sardegna, 1996.
Giancarlo Sorgia: Una famiglia di ebrei in Sardegna: i Carcassona , in Studi Sardi, Vol. XVII, Sassari 1961.

Base de datos sobre Genealogia Judia :
www.jewishgen.org

I Cognomi Sardi di origine Ebraica:
www.linguasarda.com

Thiesi ebraica (Sardegna)


THIESI, paese della Sardegna fondato dagli ebrei deportati dai Romani ?

Oristano ebraica (Sardegna)

Antica Sinagoga di Oristano (Sardegna)
FOTO: Palazzo degli Scolopi (da www.comune.oristano.it)
OGGI: Palazzo degli Scolopi
IERI: Sinagoga di Oristano

Sorto come Sinagoga, a causa della presenza di una nutrita colonia di ebrei a Oristano, passò nel 1676 in mano agli Scolopi, i quali fondarono le scuole pie cittadine.
(www.comune.oristano.it)

Alghero ebraica (Sardegna)


FOTO:
Il mare visto dalla Torre degli Ebrei (Alghero)
BARCELONA-ALGHERO, los mismos Judios

Maracalagonis ebraica (Sardegna)

Prime testimonianze fanno risalire Maracalagonis al periodo punico: infatti pare che le voci “Mara” e “Calagonis” derivano dai termini semiti “Hamara” e “Chalaca” che significano rispettivamente “palude” e “luogo fertile” e vanno d’accordo con gli aspetti geomorfici della fascia territoriale in cui è incluso il Comune. Ma quella appena citata non è l’unica teoria relativa alla nascita del paese. L’attuale nome, infatti, deriverebbe dall’unione di due antichi centri esistenti nella zona quali quello di Mara e quello di Calagone, due villaggi separati e Calagone preesisteva a Mara; secondo lo storiografo Padre Salvatore Vidal, esso è derivato dalle due voci Hamara e Chalaca; in un’altra ricerca fatta all’Università di Cagliari sembra che Kalagonis si chiamasse “Talagonis” (R.D.I. SARD. Sec. XIII); altre teorie, invece, fanno sorgere Mara dalle rovine dell’antica Tidora o Tiziora fondata da Famiglie ebree che, nello stabilirvisi, diedero a questa località il nome di Mara, in ricordo della zona desertica palestinese “Sur” dove Mosè, dopo aver oltrepassato il Mar Rosso nel quale fu decimato l’esercito del Faraone, rese potabili le acque amare del luogo.Kalagonis fu un centro densamente abitato, infatti pare che nel periodo del suo massimo splendore raggiungesse gli 80.000 abitanti e che si estendesse fino alla località “Figu Niedda”, o Villaggio delle Mimose. Testimonianze e ritrovamenti fatte attorno al paese paiono confermare questa ipotesi. Molti studiosi affermano che Kalagonis fu distrutta due volte e dopo la prima distruzione, si era ripopolata verso il 19 d.C. quando l’imperatore romano Tiberio mandatò in Sardegna 4.000 giovani tra Ebrei ed Egiziani, che si insediarono tra Sinnai e Kalagonis. La Sardegna, si sa è sempre stata terra di esilio. Sotto la dominazione romana dell’Isola (dal 214 a.C.) in località Pran’e Sili (Esilio), a Km 6 da Mara, era stato creato un centro di raccolta di schiavi romani deportati, fra cui gli Ebrei citati. Molti ebrei comunque decisero di spostarsi da Kalagonis e riparare verso la vicina Sinnai perché vi era una montagna simile alla loro. Non tutti decisero di emigrare. Infatti gli Egizi e qualche Ebreo rimasero a Kalagonis fondando in questo modo, il villaggio di Mara sulle rovine dell’antica Tidora o Tiziora.

Alghero ebraica (Sardegna)

"Si promosse anche la costituzione di colonie di Catalani di religione ebraica esentandoli dalleimposizioni doganali per il commercio. Essi erano mercanti, artigiani, medici, alcuni ottennero alti incarichi e divennero molto ricchi. Si stabilirono nelle città di Cagliari, Sassari, Oristano e Alghero dove avevano un quartiere a loro riservato denominato giuderia.
Nella prima metà del secolo XV, quando Cagliari comprendeva circa 10.000 abitanti, la giuderia raggiunse circa 1.000 unità, ad Alghero 800, a Sassari 300, ancora di meno ad Oristano dove abitavano la strada denominata sa ruga de sos Judeos. Contribuirono al finanziamento della spedizione catalana e alle guerre per la conquista della Sardegna, fecero prestiti all’erario, finanziarono la costruzione di opere difensive come la Torre degli Ebrei ad Alghero.Gli ebrei rimasero in Sardegna fino al 1492, quando furono espulsi da tutti i territori spagnoli. Alcuni, per rimanere, si convertirono al cristianesimo e diversi, in seguito, ottennero la nobiltà come i Comprat, i Bonfill, i Carcasona, i quali ultimi raggiunsero alte cariche ecclesiastiche.Rimangono ancora alcuni cognomi di origine ebraica, che subirono delle trasformazioni, come Nathan (divenuti Naitana), Manahem (Manai), Farsìs (Farci)".
(da www.geneacademie.org)

La Pirateria ebrea nel mediterraneo

Nel VI secolo le cronache raccontano di navi pirata con equipaggi di ebrei che si aggiravano lungo le coste settentrionali dell’Africa, attaccando, insieme ai musulmani, navi cristiane. Questi pirati, però, erano scrupolosi osservanti del Sabato e usavano modi gentili con i prigionieri. Il vescovo Sinesio, catturato da pirati ebrei, raccontava che al tramonto del venerdì qualunque attività cessava; perfino con l’imperversare delle tempeste, i marinai si rifiutavano di accorrere in coperta rischiando di far affondare la nave (pericolo che veniva sventato, sembra, con l’aiuto divino). Dunque pirati, anzi pirati ebrei, un argomento poco conosciuto. Ne parlò lo scrittore e storico israeliano Rafael Patai nel 1938 con un libro su tutte le avventure dei pirati ebrei, intitolato La Vida Marittima Hebrea, e se ne accennò anche nella storia del pirata inglese Henry Morgan, storia molto conosciuta in Giamaica e divenuta parte della storia di quest’isola.Non era comunque un argomento completamente nuovo. Già in epoca romana Giuseppe Flavio aveva dedicato un capitolo de La Guerra Giudaica alla pirateria ebraica; vi descriveva le incursioni dei pirati ebrei contro le navi romane e metteva in risalto l’ammirazione diffusa nell’ambiente ebraico per questi pirati, considerati non tanto criminali quanto marinai che attaccavano e combattevano contro l’oppressione del nemico romano. Erano quindi degli eroi. Lo stesso generale romano Tito, nipote e genero dell’imperatore Vespasiano, attribuiva grande importanza alla battaglia navale contro questi ebrei sui generis. Durante l’Impero romano, dunque, la pirateria ebraica, se poteva contribuire alla libertà del popolo ebraico, veniva giustificata ed esaltata.Non mancarono pirati ebrei nel Medioevo. Il fratello di Maimonide, David Ben Maimon, viaggiava spesso verso l’India, mari in cui la pirateria era ben conosciuta. Maimonide infatti scrisse al fratello una lettera, avvertendolo della presenza di navi pirata con ebrei e musulmani, uniti per combattere contro i cristiani. Le cronache raccontano che la maggior parte dei pirati ebrei erano perfetti cavalieri: rispettavano l’onore delle donne, non uccidevano i civili, non derubavano i poveri (ma solo i ricchi!) e seguivano il cosiddetto codice d’onore del pirata. Come direbbe il cantante catalano Joan Manuel Serrat, erano sì un poco bestias, però buena gente.Erano pirati e ovviamente rubavano. Sarebbe interessante conoscere il parere rabbinico sull’argomento, perché si tratta pur sempre della violazione dell’ottavo comandamento. Ma come parlare di “furto” nel caso in cui un grande impero s’impadronisce di tutti i beni di un popolo? Come si giudica la battaglia per riappropriarsene? Infatti vi erano pirati e pirati: alcuni combattevano per la conquista della libertà e per recuperare i propri beni, altri “criminali” utilizzavano invece il saccheggio per sola brama di ricchezza.Un salto temporale sposta al XVI secolo, nel quale visse un noto pirata ebreo, Simon Fernandez, scappato dall’Inquisizione e comandante dell’inglese sir Walter Ralley. Gli spagnoli descrissero Fernandez come uno dei pirati più sanguinari e feroci, un traditore che attaccava le navi spagnole nel mare delle Antille senza alcuna pietà; al contrario gli inglesi ne parlavano come di un eroe, un grande esploratore e soprattutto come la persona più adatta per combattere contro gli spagnoli, per la sua profonda conoscenza della Spagna e per la rabbia e il dolore di esserne stato espulso. La fine del XVII secolo fu l’epoca d’oro della pirateria intorno all’isola di Giamaica. L’impero spagnolo si avviava alla definitiva decadenza, gli inglesi attaccavano i marinai spagnoli da tutte le direzioni ed erano sempre più numerosi i marrani che scappavano nel Nuovo Mondo. Molti ebrei erano obbligati a scegliere le rotte della pirateria per scappare perché non potevano farsi riconoscere come ebrei in paesi dominati da Spagna o da Portogallo. L’ebreo, dunque, assumeva lo stesso status del pirata.Numerosi ebrei raggiunsero Giamaica quando questa passò sotto gli inglesi. Il pirata inglese Henry Morgan si dimostrò grande amico degli ebrei. Ne accolse infatti al suo seguito molti che fuggivano dal Portogallo oltre a molti neri. Trasformò l’isola in zona franca, promosse la costruzione di sinagoghe, scuole ebraiche oltre a dimore per gli schiavi tratti in salvo; infine, anche dopo la sua scomparsa, la fortezza Morgan diede rifugio a ebrei in occasione di un terremoto che, nel 1692, devastò l’isola. Da allora, ininterrottamente, esiste un gruppo ebraico a Giamaica: che siano proprio i discendenti di quei pirati?Il pirata inglese Henry Morgan accolse nella sua ciurma ebrei in fuga dalla penisola iberica dopo la grande espulsione .

(Trad. libera di Silvia Voghera da Op-Ed Columnist: Jews, Israel and America)

Antigua sinagoga de Cagliari (Cerdeña)



Hoy: CHIESA DI SANTA CROCE
Ayer : SINAGOGA DE CAGLIARI(hasta el 1492)
FOTO:
Esta fue la primera sinagoga cerrada en Cagliari quando empezò la expulsiòn de los judios de todos los estados de la Corona de España en el 1492, siendo Sardegna en ese momento propiedad de la Corona de España.

MAPA BARRIO JUDIO , CAGLIARI