March 01, 2007

La Pirateria ebrea nel mediterraneo

Nel VI secolo le cronache raccontano di navi pirata con equipaggi di ebrei che si aggiravano lungo le coste settentrionali dell’Africa, attaccando, insieme ai musulmani, navi cristiane. Questi pirati, però, erano scrupolosi osservanti del Sabato e usavano modi gentili con i prigionieri. Il vescovo Sinesio, catturato da pirati ebrei, raccontava che al tramonto del venerdì qualunque attività cessava; perfino con l’imperversare delle tempeste, i marinai si rifiutavano di accorrere in coperta rischiando di far affondare la nave (pericolo che veniva sventato, sembra, con l’aiuto divino). Dunque pirati, anzi pirati ebrei, un argomento poco conosciuto. Ne parlò lo scrittore e storico israeliano Rafael Patai nel 1938 con un libro su tutte le avventure dei pirati ebrei, intitolato La Vida Marittima Hebrea, e se ne accennò anche nella storia del pirata inglese Henry Morgan, storia molto conosciuta in Giamaica e divenuta parte della storia di quest’isola.Non era comunque un argomento completamente nuovo. Già in epoca romana Giuseppe Flavio aveva dedicato un capitolo de La Guerra Giudaica alla pirateria ebraica; vi descriveva le incursioni dei pirati ebrei contro le navi romane e metteva in risalto l’ammirazione diffusa nell’ambiente ebraico per questi pirati, considerati non tanto criminali quanto marinai che attaccavano e combattevano contro l’oppressione del nemico romano. Erano quindi degli eroi. Lo stesso generale romano Tito, nipote e genero dell’imperatore Vespasiano, attribuiva grande importanza alla battaglia navale contro questi ebrei sui generis. Durante l’Impero romano, dunque, la pirateria ebraica, se poteva contribuire alla libertà del popolo ebraico, veniva giustificata ed esaltata.Non mancarono pirati ebrei nel Medioevo. Il fratello di Maimonide, David Ben Maimon, viaggiava spesso verso l’India, mari in cui la pirateria era ben conosciuta. Maimonide infatti scrisse al fratello una lettera, avvertendolo della presenza di navi pirata con ebrei e musulmani, uniti per combattere contro i cristiani. Le cronache raccontano che la maggior parte dei pirati ebrei erano perfetti cavalieri: rispettavano l’onore delle donne, non uccidevano i civili, non derubavano i poveri (ma solo i ricchi!) e seguivano il cosiddetto codice d’onore del pirata. Come direbbe il cantante catalano Joan Manuel Serrat, erano sì un poco bestias, però buena gente.Erano pirati e ovviamente rubavano. Sarebbe interessante conoscere il parere rabbinico sull’argomento, perché si tratta pur sempre della violazione dell’ottavo comandamento. Ma come parlare di “furto” nel caso in cui un grande impero s’impadronisce di tutti i beni di un popolo? Come si giudica la battaglia per riappropriarsene? Infatti vi erano pirati e pirati: alcuni combattevano per la conquista della libertà e per recuperare i propri beni, altri “criminali” utilizzavano invece il saccheggio per sola brama di ricchezza.Un salto temporale sposta al XVI secolo, nel quale visse un noto pirata ebreo, Simon Fernandez, scappato dall’Inquisizione e comandante dell’inglese sir Walter Ralley. Gli spagnoli descrissero Fernandez come uno dei pirati più sanguinari e feroci, un traditore che attaccava le navi spagnole nel mare delle Antille senza alcuna pietà; al contrario gli inglesi ne parlavano come di un eroe, un grande esploratore e soprattutto come la persona più adatta per combattere contro gli spagnoli, per la sua profonda conoscenza della Spagna e per la rabbia e il dolore di esserne stato espulso. La fine del XVII secolo fu l’epoca d’oro della pirateria intorno all’isola di Giamaica. L’impero spagnolo si avviava alla definitiva decadenza, gli inglesi attaccavano i marinai spagnoli da tutte le direzioni ed erano sempre più numerosi i marrani che scappavano nel Nuovo Mondo. Molti ebrei erano obbligati a scegliere le rotte della pirateria per scappare perché non potevano farsi riconoscere come ebrei in paesi dominati da Spagna o da Portogallo. L’ebreo, dunque, assumeva lo stesso status del pirata.Numerosi ebrei raggiunsero Giamaica quando questa passò sotto gli inglesi. Il pirata inglese Henry Morgan si dimostrò grande amico degli ebrei. Ne accolse infatti al suo seguito molti che fuggivano dal Portogallo oltre a molti neri. Trasformò l’isola in zona franca, promosse la costruzione di sinagoghe, scuole ebraiche oltre a dimore per gli schiavi tratti in salvo; infine, anche dopo la sua scomparsa, la fortezza Morgan diede rifugio a ebrei in occasione di un terremoto che, nel 1692, devastò l’isola. Da allora, ininterrottamente, esiste un gruppo ebraico a Giamaica: che siano proprio i discendenti di quei pirati?Il pirata inglese Henry Morgan accolse nella sua ciurma ebrei in fuga dalla penisola iberica dopo la grande espulsione .

(Trad. libera di Silvia Voghera da Op-Ed Columnist: Jews, Israel and America)

2 comments:

Anonymous said...

Molto interessante, complimenti.

Argo

ariela fajrajzen said...

Interessantissimo. Non ho mai sentito di pirati ebrei e la cosa mi diverte.
Me lo stampo. Grazie.
Ariela